Blog – dott.ssa Federica Obit Psicologa Udine

Laureata in Psicologia curriculum “Neuropsicologia e scienze cognitive” presso l’Università degli Studi di Trieste, specializzanda in “Psicoterapia a orientamento psicoanalitico lacaniano” presso IRPA, Milano. La mia attività è legata al benessere psicologico in ambienti familiari, lavorativi e scolastici. Costruisco ad hoc percorsi di potenziamento degli apprendimenti per bambini e adolescenti, abbracciando il grande valore di ciascun soggetto data la sua unicità. L’orientamento psicoanalitico mi consente di privilegiare nell’attività clinica l’aspetto umano e professionale dello sguardo e dell’ascolto. Questo a prescindere dalle sofferenze sintomatiche lamentate, a prescindere che il soggetto sia un adulto, un adolescente o un bambino.”

GUARDARE PER VEDERSI.

Due occhi per imparare a osservare con profondità davanti a sé.
Due mani per imparare a trattenere ciò che si desidera e, allo stesso tempo, conservare la propria stabilità.
Una bocca per imparare a dar voce, singolare, al senso della propria vita.
Tutto ciò è possibile quando c’è l’incontro con l’Altro.
Un incontro che si colora d’immagini, suoni, e contatti corporei.
“Sì, hai un posto nel mondo” è la risposta accogliente che può abitare l’essere del bambino guardato.
Una risposta di grande portata vitale, che arriva dall’Altro adulto interessato alle esplorazioni e alle scoperte del bambino.
Nella primissima infanzia, il bambino è già equipaggiato della propria sensorialità per poter avviare e intrattenere scambi significativi col mondo che lo circonda.
Nel corso del tempo, questi aspetti esperienziali sono accolti e conservati in maniera stratificata dalla pelle, che mantiene, in fondo, un legame indissolubile con la psiche del soggetto, per tutta la vita.

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LA DIMENSIONE DEL DIVENIRE.

Avere uno sguardo sensibile e autonomo, esplorare “il colore” del proprio corpo pulsionale, saltare dal “ramo familiare” per vivere orientati e sostenuti dal proprio desiderio. Compiti questi, più umani che didattici, che i giovani si trovano ad attraversare senza avere garanzie di una buona riuscita. Chi sono? Cosa voglio realmente? Cosa temo? Queste sono alcune delle domande con le quali i giovani si confrontano in maniera più o meno esplicita durante il loro percorso trasformativo. Questi complessi interrogativi diventano pietre preziose per promuovere importanti processi di costruzione tra cui: diventare soggetto di scelta, abitare un corpo con le sue particolarità e vivere le sue nuove fonti di piacere, intessere nuovi legami sia affettivi sia sociali. Scegliere cosa portare con sé e cosa poter lasciare andare è un’operazione simbolica mai semplice e scontata, con la quale i giovani faranno i conti anche da adulti.

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I COLORI DELLA VITA

Qual è il filo rosso che lega, qual è un’importante connessione tra arte, discipline artistiche e sport, se non il corpo?
Il corpo che abbiamo è uno strumento prezioso che aiuta noi umani a costruire, a realizzare la nostra individualità. Un’individualità del tutto singolare, unica.
La corporeità, infatti, fin dai primi istanti dell’esistenza, gioca un ruolo centrale nel campo della vita biologica, cognitiva e sociale.
Sebbene il corpo segua “leggi” fisiologiche, ciascun soggetto si trova ad abitarlo in maniera unica e irripetibile.
Attraverso il corpo, le cariche pulsionali possono essere messe al lavoro e consentire un intreccio possibile e creativo orientato a trovare una forma che lasci spazio all’atto motorio e alla possibilità
di fare segno durante il movimento. L’arte, così come le discipline artistiche e lo sport, offrono numerose possibilità per esprimere se stessi e i ricordi di quanto si è visto, sentito, toccato, assaporato e annusato.
Ognuno di noi, infatti, ha propri “strumenti” per assaporare accostamenti vitali creativi pazzeschi: si tratti di movimenti, di suoni, di colori oppure di parole pronunciate.

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